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La Biennale di Venezia

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Biennale Danza 2023

Simone Forti

Leone d’Oro alla carriera

Simone Forti

La Biennale di Venezia ha attribuito il Leone d’Oro alla carriera a Simone Forti.

Scrive Wayne McGregor nella motivazione del riconoscimento: “Simone Forti ha dato vita a un corpus di opere – performance, disegni, film, video, fotografia, installazioni e scritti – sorprendente per varietà e unico per capacità visionaria. Innovatrice su vasta scala e specialista dell’improvvisazione nella danza, l’arte di Simone Forti ha spesso unito elementi quali il movimento, il suono e gli oggetti in nuove e sorprendenti articolazioni ibride - lavoro che è stato tanto fondamentale nello sviluppo della postmodern dance quanto illuminante per il minimalismo.
Autodefinitasi artista o movement artist, così da non costringersi nelle convenzioni e ortodossie dell’essere una ‘coreografa’, Simone Forti si è sempre mossa liberamente e senza confini tra mondi creativi, intrecciando diverse discipline e – facendo questo – ha sostenuto la superiorità del corpo, o piuttosto ‘il pensare con il corpo’ come forza di sperimentazione, azione e (re)invenzione.
Le opere di Simone Forti sono esposte nei più importanti musei e collezioni del mondo; le sue tecniche di improvvisazione della danza, ispirate al mondo naturale e a lei trasmesse inizialmente da Anna Halprin, vengono insegnate a studenti desiderosi di connettersi con il loro potenziale essenziale di danzatori, un potere che indubbiamente è il fulcro della danza coraggiosa della Forti; e la forza concettuale della sua traiettoria – lunga 60 anni – il rigore del suo pensiero e la semplicità di esecuzione, il suo spirito impertinente, la curiosità infinita – tutto contribuisce a consolidare l’eredità di Simone Forti quale vero genio artistico, che sorprende l’immaginazione e motiva noi, il pubblico, a guardare al passato (della Forti) per andare oltre, verso il futuro (della Forti). Un’eredità impareggiabile di cui essere grati”.

Note biografiche

Simone Forti (Firenze, 1935) vive e lavora a Los Angeles, dove è emigrata nel 1938 a causa delle leggi razziali dell’Italia fascista. La sua formazione coreutica comincia nella seconda metà degli anni Cinquanta quando frequenta i “Dancers' Workshop” di Anna Halprin a San Francisco sperimentando un metodo di lavoro incentrato sull’improvvisazione e libero dai codici della modern dance. Nel 1959 si trasferisce a New York con l’allora marito Robert Morris e studia con Robert Dunn, che la introduce al lavoro di John Cage nello studio di Merce Cunningham. A New York debutta come coreografa nel 1960 con due danze in forma di happening - See-SawRollers - e organizza nel 1961 nel loft di Yoko Ono la serata Five Dance Constructions and Some Other Things, performance che uniscono per la prima volta movimento e oggetti, usando azioni quotidiane come correre, arrampicarsi, stare in piedi aggrappati alle corde. Le Dance Consructions rivoluzionano il concetto di danza e movimento ed esercitano una forte influenza sui fondatori del Judson Dance Theater, tra cui Trisha Brown, Yvonne Rainer, Steve Paxton e Robert Morris. Collabora anche con l’artista Robert Whitman, esibendosi negli happening Flower (1960), American Moon (1960) e Prune Flat (1965). Nel 1968 presenta i suoi lavori minimalisti e multimediali Face Tunes, Cloths, Songs, Bottom, Book e Fallers. Dal 1968 al 1970 è a Roma, invitata a presentare le sue Dance Constructions nella Galleria L’Attico di Fabio Sargentini, che la invita a partecipare anche al Festival Danza, Volo Musica e Dinamite insieme ai colleghi americani Trisha Brown, Deborah Hay, Yvonne Rainer, La Monte Young, Marian Zazeela, Terry Riley e David Bradshaw, per molti di loro prima apparizione in Europa. Sempre per la galleria di Sargentini realizza Sleepwalkers, nato dallo studio dei movimenti degli animali osservati allo zoo di Roma.
Di nuovo in America, è tra gli anni Ottanta e Novanta che Forti sviluppa una pratica d’improvvisazione basata sulla relazione tra parole e movimento (ora conosciuta come Logomotion) e crea le sue News Animations, parlando e muovendosi su temi politici. Negli stessi anni fonda il gruppo Simone Forti and Troupe e collabora con l’artista Nam June Paik. Artista totale, Simone Forti si è dedicata nel corso della sua carriera anche al disegno, alla produzione di film e video, alla fotografia e alla realizzazione d’installazioni, nonchè alla pratica della scrittura.
I suoi lavori e le sue performance sono stati presentati nei maggiori musei del mondo: MoMA, Gugghenheim, Whitney Museum, P.S.1 (New York), Hammer Museum, Getty Museum, Museum of Contemporary Art/MOCA (Los Angeles), San Francisco Museum of Art, Centre Pompidou, Musée du Louvre, Fondation Cartier pour l’art contemporaine (Parigi), Carré d’art (Nîmes);  Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia (Madrid), Kunsthaus (Zurigo), MAMCO (Ginevra), Kunsthalle (Basilea),  Hayward Gallery (Londra), Castello di Rivoli (Torino), Centro Pecci (Prato), Fondazione ICA (Milano), Galleria L’Attico (Roma), Stedelijk (Amsterdam) e molti altri.
Fino al 2 aprile al Museum of Contemporary Art di Los Angeles è in corso la retrospettiva completa dell’artista italo-americana.

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