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La Biennale di Venezia

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La Biennale di Venezia

BIENNALE DANZA 2017

FIRST CHAPTER


IL FESTIVAL: FIRST CHAPTER

 

 “È questo il primo anno della Biennale Danza sotto la direzione di Marie Chouinard – afferma il Presidente Paolo Baratta - con la quale abbiamo concordato l’opportunità di dare all’intero programma quadriennale una linea strategica unitaria scandita in quattro parti, secondo un’auspicata crescente organicità della programmazione dei settori della Biennale. Non a caso il titolo della Biennale Danza di quest’anno è First Chapter e si caratterizza per una scelta precisa circa un mondo della danza contemporanea sul quale si vuole concentrare l’attenzione.

Per la Biennale si tratta di scelte importanti ai fini di una qualificazione del suo ruolo di luogo di ricerca.

Un particolar modo di intendere il festival, che mette in luce i partecipanti per l’interesse che ciascuno rappresenta, tanto da essere convocato con più di uno spettacolo: coreografi di cui si vuole cogliere una linea omogenea applicata a diverse esperienze.

Marie Chouinard ha accolto con entusiasmo l’idea di impegnarsi per un ulteriore sviluppo del College e ha formulato proposte al riguardo, un programma di particolare interesse rivolto non solo ai giovani danzatori, ma anche ai coreografi, con idee e propositi innovativi e che rappresentano di per sé una scelta coraggiosa”.

L’11. Festival Internazionale di Danza Contemporanea diretto da Marie Chouinard e organizzato dalla Biennale di Venezia, presieduta da Paolo Baratta, si svolge dal 23 giugno all’1 luglio.

26 sono le coreografie in programma, di cui 9 in prima per l’Italia e 1 in prima europea, cui si aggiungono 3 brevi creazioni originali frutto del lavoro dei coreografi di Biennale College e 1 nuova creazione di Benoît Lachambre ideata per i giovani danzatori di Biennale College; 15 sono gli artisti invitati, molti autori di più titoli; infine eventi in Campo S. Agnese e un ciclo di proiezioni e incontri degli artisti con il pubblico al termine di ogni spettacolo.

“Attraverso Biennale College, la scuola per coreografi e quella per danzatori, attraverso il festival, i suoi spettacoli, i film, gli incontri, gli interventi nei campi e le conversazioni con gli artisti dopo le rappresentazioni, la consegna del Leone d’oro e d’argento - afferma Marie Chouinard - ho l’occasione di proporre autori, opere, artisti e pratiche corporee in cui credo profondamente, che aprono i nostri schemi mentali e percettivi verso altre dimensioni, che forzano il dialogo tra noi e le nostre abitudini, tra le nostre strutture mentali e la nostra libertà, verso una bellezza rinnovata, verso una vitalità radicale, verso un compimento dell’incarnazione, verso un’inclusione forte, verso un amore sempre più grande”.

L’11 Festival di Danza Contemporanea presenterà grandi protagonisti - Lucinda Childs, Louise Lecavalier, Benoît Lachambre, Robyn Orlin, Xavier Leroy, Mathilde Monnier e La Ribot – figure consolidate come Lisbeth Gruwez e Ann Van den Broek, nomi nuovi e in forte ascesa quali Dana Michel, Alessandro Sciarroni, Daina Ashbee, Clara Furey, e i giovanissimi coreografi di Biennale College, Irina Baldini, Chloe Chignell, Joaquín Collado Parreño.

GLI SPETTACOLI

Leone d’oro alla carriera 2017,la coreografa americana Lucinda Childs inaugura il Festival il 23 giugno (Teatro alle Tese) con tre classici del suo repertorio: Dance, titolo manifesto del minimalismo astratto di cui è pioniera e destinato a influenzare generazioni di danzatori. Lo spettacolo, frutto della collaborazione della Childs con Sol LeWitt e Philip Glass, verrà presentato per la prima volta in Italia con il film-décor in rigoroso bianco e nero che l’artista americano LeWitt aveva creato nel 1979. Gli altri due titoli della Childs saranno adattati allo spazio all’aperto di Campo S. Agnese: Katema e Dance II, originariamente due assoli che la Childs ha sviluppato in lavori d’ensemble.

Un altro trittico di spettacoli ha per protagonista Alessandro Sciarroni, performer e coreografo fra i più rivoluzionari della scena europea, interessato a tutte quelle pratiche del corpo – discipline sportive, arti circensi, mestieri – da cui parte per arrivare alla costruzione coreografica, spesso un atto di resistenza fisica in scena. A Venezia saranno in scena Chroma (24 giugno, Teatro alle Tese), in prima per l’Italia dopo il debutto a Parigi, Aurora (25 giugno, Teatro alle Tese) e Folk-s (25 giugno, Teatro alle Tese).

Arriva per la prima volta in Italia Clara Furey, nata a Parigi ma di origine canadese, un’artista che lavora a progetti che incrociano coreografia, musica e performance. Untied Tales (24 giugno, Sale d’Armi), in prima nazionale e realizzato con il danzatore e coreografo slovacco Peter Jasko, indaga il rapporto tra finzione e realtà, ma anche la coesistenza di due linguaggi artistici che si incontrano senza annullarsi.

Un ritorno alla Biennale è quello di Louise Lecavalier, per 18 anni formidabile interprete dei La La La Human Steps: questa volta è a Venezia nel duplice ruolo di coreografa e danzatrice con So Blue (24 giugno, Teatro Piccolo Arsenale), interpretato con Frédéric Tavernini. Al centro di questo vorticoso duo è il corpo “in perpetua ricerca, veloce come un pensiero, che trasgredisce i propri limiti per sorpassare se stesso; il corpo che muta in respiro, energia, luce… Il corpo che traccia il suo percorso, lotta, si arrende, rimbalza e svanisce nello spazio” (L. Lecavalier).

Negli spettacoli della belga Lisbeth Gruwez, formata al classico e poi con la compagnia di Jan Fabre, quindi cofondatrice del gruppo Voetwolk, suono e movimento sono interdipendenti. In It’s going to get worse and worse and worse, my friend (25 giugno, Tese dei Soppalchi), la Gruwez usa frammenti di discorso del tele-evangelista ultraconservatore americano Jimmy Swaggart, distorti dal suo complice artistico Maarten Van Cauwenberghe.
Prova esemplare della danza di Marie Chouinard, dove ogni gesto è un pensiero, è il recentissimo Soft virtuosity, still humid, on the edge (27 giugno, Teatro alle Tese) interpretato dalla sua compagnia, un excursus sulle molte forme del camminare (affannoso, zoppicante, sfrenato, divertente, sulle punte o mezze punte…), un viaggio attraverso il palcoscenico e attraverso il mondo.

Considerata una promessa della danza olandese, attiva con Elisa Monte Co., Galili Dance e Charleroi Dance prima di approdare alla coreografia fondando la WArdWaRD nel 2000, Ann Van den Broek presenta The Black Piece (26 giugno, Teatro Piccolo Arsenale). Lo spettacolo mette in scena i 5 performer immergendoli in una quasi totale oscurità, inframezzata dai bagliori che la stessa Van den Broek orchestra per segnalare frammenti, presenze, prospettive, lasciando che lo spazio prenda forma attraverso i suoni che lo spettatore percepisce.

Fra le figure più originali e che maggiormente stanno catalizzando l’attenzione della stampa internazionale, Dana Michel, afroamericana di Ottawa, Leone d’argento 2017, è per la prima volta a Venezia e alla Biennale Danza. Dana Michel è un’artista che fa della propria autobiografia motivo di ricerca:“lavorare attingendo alla propria esperienza personale è la strada migliore per raggiungere un’auto-consapevolezza e per creare una significativa connessione con gli altri”, dichiara. I suoi lavori si caratterizzano per una sorta di “bricolage post culturale” dove momenti live, manipolazione di oggetti, frammenti di storia personale, desideri, preoccupazioni del momento creano un centrifugato di esperienza empatico tra l’artista e gli spettatori. Come in Yellow Towel (27 giugno, Tese dei Soppalchi, 19.30), in prima italiana, in cui la Michel stigmatizza e capovolge gli stereotipi della cultura black.

Le radici meticce di Daina Ashbee (nata nel 1990 da padre nativo americano e madre olandese) influenzano il suo linguaggio coreografico, che attinge sia alla danza contemporanea che alla tradizione, affrontando tematiche dal forte impatto sociale, spesso legate al corpo femminile, con cui rompe tabù secolari. “L’arte della danza – afferma - mi avvicina al mio corpo, alla consapevolezza dei miei pensieri e dei processi”. Alla Biennale presenta in prima italiana Unrelated (29 giugno, Teatro alle Tese) e When the ice melt, will we drink the water? (29 giugno, Tese dei Soppalchi) in prima europea.

Sulla scena dagli anni ’70, Benoît Lachambre ha collaborato con molti artisti – Meg Stuart, Boris Charmatz, Sasha Waltz, Luoise Lecavalier, Marie Chouinard – e ha ricevuto commissioni dai maggiori ensemble di danza, fra cui il Cullberg Ballet. Lifeguard (30 giugno, Sale d’Armi) debutta in prima italiana per la Biennale: è uno spettacolo che mira a creare uno spazio intimo dove lo spettatore gioca un ruolo importante, un’azione performativa che cambia a seconda dello spazio e degli spettatori.

A un’altra figura importante della danza contemporanea, Xavier Le Roy, la Biennale riserva lo spazio di un assolo considerato il manifesto della sua estetica. È con Le Roy, campione dell’anti-coreografia europea, che la danza si fa spazio mentale, filosofico, ricerca scientifica. Frutto di un pensiero radicale che rifiuta il teatro di rappresentazione, l’anti-coreografia trova espressione in operazioni concettuali o si risolve in gesti ironici dove tutto è danza. Come accade in Self Unfinished del 1998, qui interpretato da João dos Santos Martins.

Su tutt’altro versante rispetto a Le Roy opera Robyn Orlin, artista controversa e provocatoria, che ha ridisegnato la coreografia e l'arte performativa del Sud Africa, il suo palcoscenico è anche un luogo dove spesso gli universi dei bianchi e dei neri con i rispettivi stereotipi collidono, come nel suo ultimo spettacolo, And so you see… our honorable blue sky and ever enduring sun… can only be consumed slice by slice… (1 luglio, Tese dei Soppalchi) presentato in prima italiana.

Conclude l’edizione 2017 della Biennale Danza uno spettacolo ricco di echi: Gustavia (1 luglio, Teatro alle Tese), frutto della complicità tra Mathilde Monnier, capofila della danza francese, e La Ribot, performer madrilena trapiantata a Ginevra, nota per la serie dei “Distinguished Pieces”. Gustaviaè un unico personaggio femminile portato in scena da due donne, un ritratto bifronte, giocato sui toni della comicità e dell’ironia.

BIENNALE COLLEGE - DANZA

Nato per promuovere i talenti offrendo loro di operare a contatto di maestri per la messa a punto di creazioni, Biennale College - Danza si articola quest’anno in due filoni, quello per danzatori e quello per coreografi, novità 2017. I lavori di danzatori e coreografi, in totale 7, sono presentati all’interno del Festival.

 La sezione di Biennale College dedicata ai danzatori è iniziata il 4 aprile per concludersi il 26 giugno: nell’arco di questi mesi si è formato un gruppo di 15 danzatori (11 italiani, 2 statunitensi, 1 francese, 1 australiana), motivato e coeso, per lavorare su un doppio fronte: tecnica e interpretazione.

Tecnica: oggetto di questa parte sono state le tecniche somatiche da una parte e le tecniche di danza contemporanea dall’altra. Il training sulla consapevolezza psico-fisica, o “approccio somatico”, si è focalizzato su discipline prescelte per generare un’esperienza capace di suscitare la sperimentazione e lo sviluppo di un corpo molto sensibile, intelligente, acuto, con l’obiettivo di indurre la maturazione della profondità interpretativa dei danzatori. Judith Koltai (Authentic Movement), Tom Koch (Tecnica Alexander), Nora Benian (Yin Yoga), Maria Raffaella Dalla Valle (Feldenkrais) sono tra i docenti di questa area della preparazione nel periodo aprile-giugno.

Quanto alla formazione tecnica per la danza contemporanea su una base di lavoro derivata dal “balletto contemporaneo”, le master class e la ricerca sul movimento sono state condotte da Katja Cheraneva, Frances Chiaverini, Josh Johnson, Roberta Mosca, David Kern, tutti ex danzatori di William Forsythe, a garanzia della trasmissione da maestro ad allievo.

Interpretazione: sul fronte dell’interpretazione i danzatori hanno lavorato su Sider, coreografia di William Forsythe, e con Benoît Lachambre in vista della nuova creazione, ideata appositamente per il College, e di uno degli eventi in Campo S. Agnese.

In entrambi i lavori, i danzatori del College sono responsabilizzati personalmente nell’uso dei materiali coreografici dati, su cui lavorare, vivendo intensamente quella che è una modalità di danzare davvero contemporanea.

Il 26 giugno nelle Sale d’Armi il gruppo dei danzatori - Luana Battistelli, Georgia Bettens, Clara Cafiero, Sara Cavalieri, Lucrezia Gabrieli, Claire Gieringer, Caroline Loiseau, Luigi Luna, Giorgia Bernadette Maugeri, Mariangela Milano, Margherita Mattia, Danilo Smedile, Giulia Spinelli, Giulia Russo, Madison Webber - sarà protagonista di un estratto elaborato su Sider (2011) di William Forsythe e della novità ideata da Benoît Lachambre, esito del laboratorio intitolato That choreographs Us.

Ai danzatori, inoltre, è affidato uno degli eventi in Campo S. Agnese, il 25 giugno, coordinato da Benoît Lachambre.

La sezione di Biennale College dedicata ai coreografi presenta 3 coreografi sotto i trent’anni, forti finora di alcune creazioni, sulla base delle quali sono stati individuati rispetto a un’autentica urgenza di creare, organica e spirituale, come artisti in grado di usare il corpo nello spazio e nel tempo. Sono: l’italiana Irina Baldini, 29 anni, formata al Laban Centre, attiva come danzatrice con Charles Linenhan, Yvonne Rainer, Xavier Leroy, Marten Spangberg, Simone Forti e altri, prima di intraprendere l’attività di coreografa; l’australiana Chloe Chignell, 24 anni, attiva con Leah Landau, Ellen Soderhult, Rebecca Jensen, Marten Spangberg e altri, prima di dedicarsi alla coreografia dal 2014; lo spagnolo Joaquín Collado Parreño, 26 anni, attivo con molte compagnie in patria, fra cui La Veronal.  

I tre coreografi hanno a disposizione per 6 settimane 7 interpreti professionisti, dotati di tecnica avanzata e già forniti di più esperienze di scena con diversi coreografi: Carolina Amares (Brasile), Francesco Bax (Italia), Emanuela Biazzi (Italia), Charlie Prince (Libano), Kalin Morrow (USA), Elisabetta Violante (Italia), Po Nien Wang (Taiwan).

Ad articolare la proposta formativa per i giovani autori di Biennale College - Coreografi sono impegnati maestri come Elizabeth Waterhouse, per nove anni attiva con il Ballett Frankfurt/The Forsythe Company, Hildegard de Vuyst, dramaturg per les ballets C de la B di Platel e poi per il Teatro Reale Fiammingo, Chaterine Schaub Abkarian, attrice, regista, danzatrice, a lungo attiva con il Théâtre du Soleil di Ariane Mnouchkine, Simone Derai, regista e architetto, tra i fondatori del collettivo Anagoor, fucina di sperimentazione scenica.

I coreografi sono liberi di creare secondo la propria ispirazione, senza vincoli, un brano ciascuno tra i 12’ e i 25’, avendo studiato più approcci di creazione ed elaborazione della materia al modo di William Forsythe, scegliendone per sé uno soltanto, da impiegare come meccanismo ideativo e non come modello estetico.

Il 28 giugno al Teatro Piccolo Arsenale saranno presentate le 3 coreografie originali realizzate da Irina Baldini, Chloe Chignell, Joaquín Collado Parreño.

In Campo Sant’Agnese, inoltre, i tre autori in vista del 24 giugno hanno carta bianca per preparare e mostrare un lavoro insieme o proporre ciascuno un proprio brano separatamente.

EVENTI IN CAMPO SANT'AGNESE

“Desidero portare la danza nel cuore della città, ai passanti, ai turisti, offrire all’improvviso i danzatori, in movimento, durante una passeggiata, un tappeto da danza bianco steso a terra, al centro di una piazza, una ventina di minuti, senza musica, come un lampo di poesia spontanea recitata dal corpo che si dona.” scrive Marie Chouinard ai coreografi che ha invitato a partecipare agli “eventi” in Campo Sant’ Agnese (Zattere).

Le sorprese saranno riservate al pubblico dagli interventi in campo di Dana MichelBenoît Lachambre, dai danzatori e dai coreografi di Biennale College – Danza. In campo S. Agnese ci saranno anche Katema e Dance II di Lucinda Childs e la performance In Museum della Compagnie Marie Chouinard.

PROIEZIONI 

Saper cogliere l’arte della coreografia in ogni espressione umana: questo è la linea rossa che collega la personale scelta di Marie Chouinard per le proiezioni di filmati proposti in questa edizione del Festival: da Mr Gaga a Ten Meter Tower, filmati uniti dalla sapienza con cui gli artisti hanno organizzato il tempo e lo spazio nelle loro opere.

Un ciclo di incontri con i coreografi invitati al Festival è previsto nel pomeriggio e a conclusione degli spettacoli dal vivo.

IL DOPO FESTIVAL

Il ristorante alle Bombarde, all’interno dell’Arsenale, e il cortile della sala Marceglia, in Campo della Tana, saranno punto di incontro per pubblico e artisti a conclusione degli spettacoli. Un luogo per ritrovarsi all’insegna della convivialità.

Il ristorante alle Bombarde resterà aperto dopo gli spettacoli del 23, 25, 27, 29 giugno e 1 luglio: il cortile della sala Marceglia sarà aperto dopo gli spettacoli del 24, 26, 28 e 30 giugno.

BIGLIETTERIA

Per acquistare i biglietti in prevendita ci si può recare al punto vendita attivato nella sede della Biennale di Venezia, Ca’ Giustinian (mar. > sab., 12.00 > 17.00) o in uno dei punti vendita Venezia Unica (al Lido, Piazzale Roma, Mestre, Dolo e Sottomarina). I biglietti e gli abbonamenti potranno essere acquistati anche online sul sito della Biennale (www.labiennale.org/it/danza/biglietteria/).

La formula sperimentata “Arte + Danza” abbina a prezzi speciali uno spettacolo dei Festival a scelta con la visita all’Esposizione d’Arte.

Fra le diverse proposte di abbonamento, il più conveniente offre 8 spettacoli al prezzo di 140 euro.

Agevolazioni sono dedicate a giovani e studenti a partire da 10 euro.

 

RINGRAZIAMENTI

Si ringraziano l’Ambasciata del Canada/Focus Canada 150 e la Delegazione del Québec a Roma.

Si ringraziano il Ministero per i Beni e le Attività Culturali per il suo importante contributo e la Regione del Veneto per il sostegno accordato ai programmi dei Settori Danza Musica e Teatro della Biennale di Venezia.

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